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Il restauro di un'opera in asfalto: la 'Cosmogonia' di Giulio Turcato

Autore: G. DE CESARE, P. IAZURLO, M. IOELE, P. MIRACOLA, G. SIDOTI, P. BIOCCA

Anno: 2014

in: Lo Stato dell'Arte 12, XII Congresso Nazionale IGIIC, Milano 23-25 ottobre 2014

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Nella sua lunga attività Giulio Turcato (1912-1995) si è distinto come artista poliedrico e grande sperimentatore, capace di spaziare da dipinti su tela eseguiti nella più tradizionale tecnica ad olio ai collage e agli “assemblage” polimaterici fino alle sculture colorate in legno o metallo, utilizzando in maniera personale polimeri di sintesi e supporti in schiuma espansa, tele irruvidite da sabbie e vetro, colori fosforescenti e fluorescenti, impasti corposi e velature trasparenti.

L’opera Cosmogonia (1960), proveniente dall’Archivio Giulio Turcato, appartiene alla fase delle sperimentazioni in asfalto nelle quali l’artista ricerca nuovi effetti materici lavorando materiali atipici ed insoliti nell’accostamento, per simulare l’oscura profondità dell’universo in cui i pianeti campeggiano come isole di colore. Partendo da un sistema tradizionale di supporto in tela tensionata su telaio, Turcato se ne discosta completamente applicando in superficie uno strato corposo di malta bituminosa e creando effetti cromatici con microsfere di vetro colorate.  L’atipicità dei materiali costitutivi e la loro difficile interazione meccanica ha comportato presto evidenti fenomeni di degrado. In particolare, il sottile supporto in cotone si è rivelato inadatto a sostenere il peso dello strato sovrastante, subendo deformazioni in allungamento sollecitate anche dalle variazioni igrometriche e dalla successiva perdita del tensionamento. Lo spesso impasto in asfalto a sua volta è andato incontro a fenomeni di distacchi e rotture causati dalle vibrazioni prodotte dalle movimentazioni nell’improprio rapporto meccanico fra il supporto flessibile e la malta bituminosa, rigida a basse temperature.

L’artista ebbe modo di valutare tali fenomeni di degrado, intervenendo con rimaneggiamenti  che si rivelarono poco risolutivi nel tempo. Dopo l’ultima esposizione del 1990, il problema infatti si ripresentò, rendendo l’opera inesponibile.

Cosmogonia è stata quindi accolta nel Laboratorio dei materiali dell’arte contemporanea dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro in grave stato di conservazione. Considerata la particolare natura dei materiali costitutivi, l’intervento di restauro è stato preceduto da un accurato studio sulla caratterizzazione dei materiali, della tecnica e del degrado. Le soluzioni adottate sono state volte a risanare i danni emersi, rispettando la tecnica dell’artista e compensando con soluzioni reversibili i problemi strutturali del supporto, in ottemperanza al principio del minimo intervento, particolarmente imprescindibile nel caso di opere d’arte contemporanea.