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L'Inferno di Buffalmacco e l'intervento di Cesare Brandi

Data: 25/03/2021

In occasione della Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri, l'Istituto ricorda l'opera di Cesare Brandi sul Camposanto di Pisa, distrutto dai bombardamenti nel 1944.

Oggi si festeggia il  Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, considerata, secondo gli studiosi, la data di inizio del suo viaggio allegorico attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

Abbiamo deciso di parlarvi di Lucifero, così come descritto dal Sommo Poeta nel XXXIV Canto dell'Inferno (vv. 28-60), ricordandone la leggendaria bellezza prima della caduta e l'aspetto mostruoso che ha invece assunto dopo il tradimento:

" Lo ’mperador del doloroso regno
da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia;
e più con un gigante io mi convegno

che i giganti non fan con le sue braccia:
vedi oggimai quant’esser dee quel tutto
ch’a così fatta parte si confaccia.

S’el fu sì bel com’elli è ora brutto,
e contra ’l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui procedere ogne lutto.

Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand'io vidi tre facce alla sua testa!
L’una dinanzi, e quella era vermiglia;

l’altr’eran due, che s’aggiugnieno a questa
sovresso ’l mezzo di ciascuna spalla,
e sé giugnieno al loco de la cresta:

e la destra parea tra bianca e gialla;
la sinistra a vedere era tal, quali
vegnon di là onde ’l Nilo s’avvalla.

Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,
quanto si convenia a tanto uccello:
vele di mar non vid’io mai cotali.

Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:

quindi Cocito tutto s’aggelava.
Con sei occhi piangëa, e per tre menti
gocciava ’l pianto e sanguinosa bava.

Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.
"

Il pittore Buonamico Boffalmacco (Firenze, 1290 ca. – 1340), artista di rilievo della pittura gotica in Toscana della prima metà del Trecento, rappresenta Lucifero come un mostro tricefalo, ispirandosi al racconto dantesco, nel suo "Inferno", collocato a fianco del "Giudizio Universale", eseguito tra il 1336 e il 1341 nel Camposanto di Pisa. Di colore verde, con le corna e squame serpentine, il mostro, avvolto dalle fiamme, è raffigurato mentre è impegnato a divorare ed espellere i dannati. Le due teste laterali sono appena distinguibili ai lati.

Gli affreschi del Camposanto di Pisa sono particolarmente cari all'ICR, per la loro travagliata storia. Il 27 luglio del 1944, una granata colpì in pieno il tetto del Camposanto, che bruciò per tre giorni e per tre notti. 2500 metri quadrati di affreschi furono letteralmente “tostati” dal calore e dalle fiamme.

Cesare Brandi, allora giovane direttore dell’ICR, l’11 settembre del 1944 arrivò a Pisa percorrendo con mezzi di fortuna l’Aurelia, servendosi dei camion dell’armata americana, accompagnato dal restauratore Benini. Aveva con sé un pacco di fotografie in bianco e nero, la campagna Alinari di fine anni '30, che furono alla base dell'intervento. La reazione del mondo dell'arte di fronte agli affreschi distrutti è ben descritta nel commento riportato nel diario del Soprintendente di Pisa Piero Sanpaolesi: “la rovina e il senso del raccapriccio non si possono rendere a parole”.

I primi interventi furono realizzati in urgenza e con materiale di recupero, utilizzando coperture in legno provvisorie per le pareti, per ripararle dalla pioggia. In seguito, si decise di garantire la conservazione delle opere optando per lo strappo della pellicola pittorica.Grazie   a questa operazione i restauratori scoprirono le sinopie, i disegni preparatori sottostanti, attualmente conservate nel Museo delle Sinopie di Pisa. Le sinopie di Buffalmacco documentano l'alta qualità raggiunta dall'artista nell'esecuzione del disegno e l'utilizzo di una tecnica particolare: il pittore utilizzava uno strato di "cannucciato", un intreccio di chiodi o sbarre di ferro sotto all’arriccio. Per questo, non essendo l'affresco a diretto contatto con il muro, il suo lavoro si è conservato meglio degli altri.

Le foto che vedete in galleria sono state recuperate dall'Archivio Ares (Archivio restauri on line) dell'Istituto, un sistema interamente basato su tecnologie open source.