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Senza Titolo, Domenico Bianchi, MACRO

tecniche di esecuzione

Il supporto dell’opera è costituito, qui come in altri casi, dai pannelli di Aereolam in fibra di vetro e nido d’ape di alluminio. I pannelli, eseguiti su commissione dell’artista, sono assemblati tra loro, contenuti da un telaio ligneo e ricoperti sul recto da una tela incollata per migliorare l’ancoraggio degli strati successivi.

Sul supporto così preparato Bianchi ha applicato l’impasto ceroso procedendo per parti distinte, ciascuna con un proprio spessore e una tonalità di bianco: dapprima il disco centrale, quindi i rettangoli di fondo e infine il bordo perimetrale.

L’impasto, secondo quanto riferito dall’artista stesso, si compone di cera d’api depurata in scaglie alla quale viene aggiunta una piccola quantità di cera carnauba (come indurente), trementina (con funzione plasticizzante), un antitarlo ed eventuali pigmenti in polvere.

Tale impasto viene colato a caldo sul supporto entro porzioni in precedenza delimitate con stucco per vetri, quindi lavorato con la spatola fino a ottenere una superficie liscia. Ad asciugatura avvenuta, lo stucco viene rimosso in modo da consentire l’applicazione della cera nelle aree limitrofe. Ultimata la stesura, la superficie viene regolarizzata con spatole e lame e strofinata con pennelli larghi e morbidi, in modo da ottenere un piano di fondo omogeneo ma vibrante nei chiaroscuri dei sottili dislivelli.

Sulla superficie così preparata viene quindi proiettato il motivo decorativo centrale, precedentemente realizzato dall’artista mediante programma grafico informatico, e trasposto per mezzo di una leggera incisione diretta. Sul disegno di base viene quindi applicato il palladio in foglia previa stesura di bianco d’uovo e di una missione industriale. Infine, il disegno viene rifinito eliminando l’eccesso di palladio dai bordi e brunendo la superficie metallica. La scelta del palladio da parte dell’artista risponde a precise motivazioni di carattere sia conservativo che estetico: il palladio, infatti, non solo non tende a ossidarsi ma mantiene un tono meno squillante e invasivo rispetto all’oro e al platino.