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Il Piviale di Pio XI, Guido Ravasi, Stato Città del Vaticano

stato di conservazione e interventi precedenti

Nel complesso, lo stato conservativo dell’opera era buono. Si notavano comunque alcune deformazioni localizzate in prossimità delle zone a contatto con un supporto di recente realizzazione (evoluzione della vecchia stampella) realizzato in plexiglass. Il peso e soprattutto la considerevole dimensione del manufatto avevano provocato altri effetti indesiderati sull’oggetto. La superficie del manto non risultava perfettamente piana a causa di leggere deformazioni del tessuto e dell’irregolare disposizione della tela di irrigidimento sottostante allo stolone. Il raso appariva integro, anche se lievemente offuscato da particellato incoerente e parzialmente coerente.

La decorazione ad applicazione in coralli rossi era lacunosa in minime zone, anche se la rottura del filo di fissatura comprometteva la tenuta dei coralli attigui a quelli caduti.

La fodera invece mostrava i caratteristici segni di fragilità delle sete moderne, quali la rigidezza del filato e la tendenza dell’intreccio a cedere se sottoposta a sollecitazioni. Le tensioni meccaniche concentrate nella zona delle spalle, in corrispondenza della chiusura del pettorale e nelle parti perimetrali più soggette ad usura avevano prodotto lacerazioni e lacune nel tessuto.

Sempre lungo il perimetro, accanto a danni recenti, vi erano localizzati segni di manutenzioni a cucito, sia per consolidare la fodera sia per riaccostarla al tessuto del manto.

Le frange in seta floscia, interessate da depositi di polvere coerente, erano deformate e parzialmente intrecciate. Sulla superficie del tessuto e tra le frange, erano presenti anche goccioline di cera.

Dall’analisi dello stato di conservazione dell’opera, si può dedurre che i lievi danni subiti siano conseguenti sia all’uso del manto, sia alla collocazione (all’interno di una stretta teca, di altezza leggermente inferiore a quelle dell’oggetto) negli di ambienti della Sacrestia Papale).