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Il rotolo dipinto giapponese "dei trentatré cavalli", Museo Stibbert, Firenze

intervento di restauro

L’intervento di restauro è stato particolarmente complesso. Le gravi deformazioni del dipinto, unitamente alla presenza di un unico strato cartaceo di supporto, hanno reso necessaria la sostituzione delle vecchie carte di controfondatura per restituire planarità al manufatto.

Dopo l’esecuzione della documentazione grafica e fotografica, nonché le analisi non distruttive per l’identificazione dei materiali costitutivi, il rotolo è stato smembrato seguendo a ritroso il metodo di assemblaggio originale, in modo da poter lavorare separatamente sulle aree caratterizzate dagli stessi materiali.

Si è proceduto al trattamento del foglio iniziale, composto di carta e seta, attraverso l’asportazione delle vecchie toppe e dei risarcimenti di carta occidentale e pergamena, a cui ha fatto seguito la pulitura di entrambe le superfici mediante l’applicazione di gel rigidi polisaccaridici, che hanno consentito di solubilizzare le sostanze di degrado con il minimo apporto di umidità, rispettando la texture dei differenti materiali. La bacchetta di legno, fratturata in un punto, è stata restaurata a cura del Laboratorio manufatti lignei. L’intervento è proseguito con il risarcimento delle lacune ed il rinforzo delle aree indebolite, attraverso l’applicazione di carta giapponese di tipologia simile a quella originale, opportunamente sagomata e tinta con coloranti vegetali tradizionali giapponesi. Il ritocco delle lacune minori con colori all’acquerello ha concluso il restauro della parte iniziale.

Prima di affrontare il lavoro sulle parti dipinte del rotolo, è stata realizzata una copia con gli stessi materiali identificati nell’emakimono, in modo da testare preliminarmente gli interventi ed i materiali in programmazione per il restauro del dipinto originale.

Sono stati inoltre allestiti alcuni provini per l’esecuzione di prove di consolidamento finalizzate alla scelta dell’adesivo da impiegare sulla pellicola pittorica, propedeutici ai successivi trattamenti acquosi.

In previsione dei ripetuti tensionamenti temporanei a cui sarebbe stato sottoposto il dipinto, è stato anche realizzato un karibari di grandi dimensioni.

L’intervento ha avuto inizio dal foglio recante il titolo, per proseguire con le parti dipinte ed il foglio finale con le iscrizioni. Preliminarmente, è stata eseguita una pulitura puntuale del particellato con l’ausilio di un microscopio ottico e delle macchie localizzate con tamponi acquosi. Si è quindi proceduto al consolidamento della pellicola pittorica con colla animale nikawa molto diluita, alla velatura temporanea del recto e alla successiva asportazione della carta di controfondatura dal verso, al risarcimento delle lacune con carta simile a quella originale, precedentemente tinta con coloranti di origine vegetale tradizionali giapponesi ed all’applicazione di una nuova controfondatura, eseguita con carta giapponese di puro kozo e adesivo di amido di frumento privo di glutine (shofu-nori). Tutti i fogli componenti il rotolo sono stati quindi tensionati per un lungo periodo sul karibari, in ambiente con valori costanti di U.R. al 55%.

Infine, tutti gli elementi compositivi sono stati staccati dal karibari per essere assemblati in forma di rotolo.

Terminato l’assemblaggio, per garantire una maggiore protezione della pellicola pittorica, è stato applicato alla bacchetta finale jiku un dispositivo cilindrico di legno di pawlonia, chiamato futomaki, di diametro doppio rispetto al cilindro originale su cui era avvolto il dipinto.