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La Scultura, Adolfo Apolloni, Accademia Nazionale di San Luca, Roma

analisi storico-critica

La Scultura è un'opera di Adolfo Apolloni (Roma, 1855-1923) acquistata dall'Accademia Nazionale di San Luca con il premio Müller del 1911[1]. Il soggetto è rappresentato come  una figura femminile nuda, di aspetto e proporzioni classiche, in precario equilibrio su un blocco di marmo parzialmente sbozzato e nell’atto di scolpire una statua, della quale emergono le braccia, parte della schiena e la testa, i cui lineamenti appena definiti si scorgono dietro la figura. La collocazione attuale addossata alla parete rende difficoltosa la visione laterale e posteriore e quindi la immediata comprensione del soggetto raffigurato, che fornisce il pretesto per una dimostrazione “didattica” dei diversi livelli di definizione dell’immagine scolpita e degli strumenti utilizzati per la lavorazione del marmo: la gradina e il mazzuolo tenuti tra le mani dalla personificazione della Scultura.

L’arte di Apolloni, che si manifesta qui ai suoi massimi livelli, costituisce un esempio tipico di quell’eclettismo che, facendo ampiamente ricorso ai modelli classici filtrati attraverso la visione di Michelangelo e di Bernini, si propone di fornire un’immagine rappresentativa del genio italiano aggiornata alle tendenze simboliste e art nouveau del momento, con esiti analoghi a quelli ottenuti in architettura dal Sacconi, come è stato notato da Emilio Lavagnino (1956). Non a caso egli partecipò all’impresa decorativa del Vittoriano, eseguendo una vittoria alata in bronzo.
Dopo la laurea in ingegneria Apolloni si formò come scultore presso l’Accademia di San Luca, in seguito (1879) si trasferì negli Stati Uniti d’America, a Boston e quindi a Providence. Rientrato a Roma nel 1883 ebbe incarichi di prestigio sia di carattere artistico, che politico. Membro dal 1903 dell’Accademia di San Luca, della quale fu presidente nel 1914-15 e nel 1919-20, rivestì un ruolo rilevante nella vita pubblica come scultore. Nell’ultima parte della sua vita si dedicò alla politica, come assessore alle antichità e belle arti presso il Comune di Roma nel 1904, prosindaco nel 1914 e sindaco dal 1919 al 1920, fu infine senatore della Repubblica dal 1919 al 1921.
Fondò a Fano la Scuola d’arte industriale, oggi Istituto Statale d’arte, che porta il suo nome, e che conserva numerose sue opere in bronzo e gessi, tra i quali la copia della Scultura.
Fece parte fra l’altro della commissione per il restauro del gruppo equestre del Marco Aurelio, concluso nel 1912, del quale fornì una relazione attenta e molto dettagliata con importanti notazioni di tipo tecnico.

 


[1] Il Premio Müller prende nome dai fratelli Gustavo ed Odoardo (rispettivamente pittore e scultore) che, a partire dal 1904, istituirono un premio dedicato all’acquisto di opere d’arte direttamente dagli artisti stessi (e quindi senza l’intermediazione dei mercanti). La commissione giudicatrice, che si riuniva presso l’ambasciata tedesca, sceglieva in maniera alternata di anno in anno, un dipinto ad olio, una scultura, un primo ciclo tra artisti tedeschi e un secondo ciclo tra artisti italiani. Le opere di artisti tedeschi venivano assegnate alla Galleria Nazionale di Berlino, quelle di artisti italiani diventavano invece proprietà dell’Accademia Nazionale di San Luca.