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Calzari pontificali detti con iscrizioni pseudo-cufiche, Museo della Spiritualità, Castel Sant'Elia

presentazione

Significativa è la presenza, nell’importante raccolta di paramenti ecclesiastici medievali di Castel Sant’Elia (VT), di ben tre paia di calzari cerimoniali medievali, risalenti al XII e XIII secolo, oggetti liturgici dotati di caratteristiche di pregio e rarità, nonché di singolare significato in relazione alla storia dell’abbigliamento liturgico. Fra le tre paia, quello cosiddetto “con iscrizioni pseudo cufiche” rappresenta un caso di studio importante. Così come il paio detto “ con decorazioni ad arabesco”, appartenenti alla medesima collezione, già restaurato presso il Laboratorio manufatti in cuoio dell’ISCR, si reputa che sia stato prodotto in una bottega dell’Italia meridionale, e precisamente siciliana, ad opera di artigiani islamici o comunque sotto la loro influenza diretta.

Affrontare il restauro di questi oggetti singolari ha richiesto la costituzione di un gruppo interdisciplinare di lavoro e di studio. Questo ha permesso di organizzare la ricerca e il restauro secondo i seguenti punti:

  • inserimento in un quadro storico di riferimento, i cui dati derivano sia dalla conoscenza della collezione di paramenti sacri di Castel Sant’Elia, sia dal confronto con altre calzature pontificali della medesima epoca, tutt’oggi esistenti;
  • individuazione delle indagini diagnostiche da effettuare, sia in funzione della conoscenza della tecnica d’esecuzione, e quindi del riconoscimento dei diversi materiali, sia dello stato di conservazione dell’opera;
  • documentazione grafica, in cui vengono organizzate le informazioni relative alla tecnica d’esecuzione, allo stato di conservazione e al restauro;
  • progettazione del restauro, con l’individuazione della successione delle operazioni. L’intervento coinvolge infatti restauratori specializzati su materiali diversi che devono operare in momenti diversi;
  • intervento conservativo propriamente detto;
  • provvedimenti per il mantenimento della forma corretta restituita durante il restauro, per il deposito e per l’esposizione.

Non essendo riconoscibili elementi tecnici che consentano di distinguere la calzatura destra da quella sinistra, il calzare più lacunoso è stato contrassegnato con la lettera “A”, e con la lettera “B” quello in cui ancora è superstite la parte posteriore della tomaia.

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a questo restauro, ed in particolare:

  • Federica Moretti, per la documentazione grafica e l'apporto dato al restauro;
  • Michael Jung, per la ricerca storica.