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Calzari pontificali detti con iscrizioni pseudo-cufiche, Museo della Spiritualità, Castel Sant'Elia

stato di conservazione e interventi precedenti

La tomaia di entrambi i calzari si presenta estremamente lacunosa rendendo difficile l’identificazione della forma originaria. Anche la corretta identificazione della decorazione sulla parte posteriore è stata ostacolata dal fatto che tale porzione della tomaia è superstite in una sola delle due calzature. Inoltre, prima dell’intervento di restauro, essa presentava deformazioni e pieghe che ne rendevano difficile la lettura.
La fragilità dei materiali costitutivi di natura organica è particolarmente evidente nel caso dei filati utilizzati per le cuciture, che sul recto della tomaia sono assai più consunti e scoloriti che non all’interno. Anche la superficie delle teste dei rivetti risulta essere fortemente degradata e caratterizzata da una corrosione che ha prodotto una colorazione nera e opaca. Questa è particolarmente scura nelle zone perimetrali ove è ancora presente la foglia d’argento, mentre su quelle centrali, dove l’argentatura è lacunosa e la lega di stagno direttamente visibile, la superficie presenta un colore grigio più chiaro e una struttura dei grani cristallini più evidente.
L’osservazione al microscopio rileva infine il sottile strato di polvere grassa che ricopre l’intera superficie del manufatto, evidente soprattutto negli interstizi e negli avvallamenti. Alcune macchie particolarmente consistenti sono visibili sul sottopiede, e risaltano in particolar modo a causa del colore chiaro della pelle allumata.
Due diversi interventi conservativi sono documentati, sia pure in modo generico, sui manufatti della collezione: uno risale ai primi del ‘900, mente il secondo è stato effettuato nel 1956 (Mercalli, 2012).