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Il terzo restauro dei bronzi di Riace

stato di conservazione e interventi precedenti

I bronzi di Riace, dopo il ritrovamento del 1972 sono stati sottoposti a due restauri in periodi diversi. Il primo, realizzato a Firenze dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana, effettuato dal 1975 al 1980, ha curato soprattutto l’esterno; l’attenzione è stata focalizzata sull’eliminazione delle spesse concrezioni marine. In quella circostanza è stato fatto un tentativo di eliminazione delle terre di fusione all’interno delle opere.
Il secondo intervento, realizzato a Reggio Calabria dagli esperti dell’allora ICR congiuntamente ai restauratori della Soprintendenza, dal 1992 al 1995, ha avuto come fine l’eliminazione delle terre di fusione che avevano favorito processi di corrosione dannosi per le opere. La rimozione delle terre è stata un’operazione fondamentale per la conservazione delle due grandi statue. Si è trattato di un intervento rilevante e complesso poiché ha riguardato l’asportazione del materiale refrattario ancora ricco di sali assorbiti nel sito di giacitura. Durante i lavori sono stati acquisiti molti dati tecnici che hanno costituito la base conoscitiva, di fondamentale importanza, per il successivo intervento. Alla fine dei lavori sono state adottate tutte le misure atte alla tutela delle due opere, tra cui le più importanti sono state le basi espositive realizzate con criteri antisismici e un apparato microclimatico studiato per la conservazione dei metalli.

Nel terzo intervento di restauro si è lavorato sulle superfici interne delle statue ancora ricoperte da residui di terra di fusione non eliminati completamente nei precedenti restauri. Tra il metallo costitutivo e il refrattario di fusione si erano instaurati processi di corrosione attiva per una percentuale del 60% circa.