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Mappa toroidale di 5 paesi e 4 colori, Sergio Lombardo, Macro, Roma

intervento di restauro

Nelle prove di pulitura l’unica soluzione efficace è risultata essere a base acquosa, verificata anche attraverso misure colorimetriche, che sia per estrazione che per trasporto sub superficiale, riusciva a riequilibrare l’effetto ottico. In alcuni punti non tutto il materiale affiorante poteva essere completamente  risolubilizzato, rimanendo in superficie con dei reticoli insolubili. Dai dati colorimetrici risulta che è stato eliminato un tono superficiale di giallastro, riportando il colore della superficie all’azzurro più vicino all’originale.
L’attacco biologico è stato trattato positivamente con ortofenilfenolo all’1% in solvente alifatico, ripetendo l’azione biocida in due fasi successive: durante l’intervento c’è stato un primo prelievo e sviluppo colturale, che è stato ripetuto dopo il primo trattamento biocida e dopo il secondo. Le tracce dell’attacco biologico, cioè le macchie nere residue, sono state parzialmente alleggerite dopo azione biocida e pulitura acquosa, ma non sono sparite del tutto. Questo ha comportato la necessità di un ritocco coprente, naturalmente sempre reversibile.
La realizzazione di provini con gli stessi colori originali indicati dall’artista, ha mostrato a confronto con l’opera, un’evidente viraggio del colore di quest’ultima, verso una tonalità molto più gialla. Studi di letteratura riportano lo stesso fenomeno di ingiallimento, soprattutto per opere in deposito ( E.Jablonski, T. Learner, J.Hayes, Mark Golden: Conservation Concerns for Acrylic Emulsion Paints: A literature Rewiew). L’estrema sensibilità dei polimeri vinilici usati come legante, ai solventi polari e aromatici ha limitato la scelta dei solventi di intervento ai soli idrocarburi alifatici e all’acqua, sia per la pulitura che per il ritocco. Per il ritocco il problema si presentava quindi nella selezione di leganti di futura reversibilità, oltre che buona coprenza ed effetto di brillantezza opacità simile all’originale. Tutti i colori a vernice usati tradizionalmente nel restauro risultavano irreversibili, perché necessitano dopo asciugatura di solventi polari (chetoni in genere) o apolari (aromatici) per la loro rimozione. Fra le vernici si è provata anche la alifatica del tipo della Regalrez 1094,con i colori da ritocco della Gamblin, che offrono teoricamente le migliori condizioni di reversibilità, ma comunque necessitando di alcool isopropilico o di un idracarburo aromatico, tipo xilene (entrambi fortemente solubilizzanti rispetto alla pellicola originale), sono risultati inidonei. I materiali pertanto selezionati e testati con insuccesso per la reintegrazione, sono stati i pastelli, gli acquerelli, la gomma arabica con pigmento (compreso il bianco), che hanno mostrato il limite di essere poco coprenti per gli scuri e disomogenei nell’effetto lucido-opaco sull’originale. Una buona soluzione ci è parsa quindi una “tempera”, cioè un legante in base acquosa in questo solubile dopo asciugatura, con pigmenti: dopo varie prove si è scelta una metilcellulosa, all’1% in acqua, utilizzata a pennello e o a spruzzo (previa ricerca con produzione di provini con i materiali originali e quelli scelti per il ritocco, sottoposti ad invecchiamento artificiale in camera climatica sotto luce UV a 30°C e a UR pari a 80% per 60 giorni e successiva esposizione a 60°C per 30 giorni al buio).