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Stage Evidence, Loris Cecchini, Museo del Novecento, Milano

stato di conservazione e interventi precedenti

Lo stato di conservazione della Stage Evidence, al momento del suo arrivo in Istituto era compromesso da due fenomeni di degrado macroscopici: l’alterazione localizzata del materiale costitutivo nelle originali caratteristiche fisico-meccaniche ed estetiche e l’adesione della superficie della gomma con i materiali d’ imballaggio, quali carta velina, melinex TNT in poliestere e legno.
La prima si manifestava con la superficie solo leggermente adesiva al contatto e lucida o nei casi peggiori con una perdita di consistenza del materiale costitutivo, che risultava ammorbidito e alle volte liquido come in fusione, deformato, fessurato. Tale situazione era particolarmente accentuata in due dei sei elementi internamente cavi e privi di una struttura di sostegno. La gomma uretanica utilizzata nella fase sperimentale simile o identica a quella usata dall’artista, se realizzata nelle corrette proporzioni dei suoi due componenti è stata testata e stressata in diverse condizioni ed ha rivelato una elevata resistenza fisico-chimica (immersioni ed esposizioni a vapori di ammoniaca o acido acetico, esposizione a variazioni di UR e temperatura in camera climatica, conservate al buio ed alla luce, esposte all’aperto).
Si è supposto quindi che il degrado del materiale dell’opera potrebbe essere stato originato in fase di miscelazione dei componenti base, dall’aggiunta del caolino come ispessente e dalla presenza dello ftalato aggiunto come plasticizzante.. Lo ftalato, ormai vietato in questo tipo di prodotti e quindi non presente nei nostri provini, con il passare del tempo migra verso la superficie della gomma creando insieme al poliuretano depolimerizzato una pellicola lucida ed appiccicosa. Parallelamente il materiale tende a collassare, deformandosi e fratturandosi soprattutto negli elementi più pesanti e in assenza di strutture portanti. Il polistirolo dell’imballo solubilizzato dal contatto con lo ftalato migrato in superficie. O si presentava adeso in blocco o aveva lasciato un film lucido identificato analiticamente.
A distanza di un anno dal trattamento localizzato di consolidamento durante il laboratorio didattico, si sono presentate le stesse forme di alterazione in punti diversi da quelli già trattati, individuabili come liquefazione del materiale costitutivo, lacrimazione e lacerazioni, segno che sotto un’apparente stabilità, era comunque in atto un progressivo degrado.
La superficie era inoltre interessata da accumulo di un particolato di colore grigiastro costituito da polveri, fibre e peli, in particolare nelle zone dove la disgregazione del materiale era stata più grave e in presenza di superfici orizzontali. Tutti gli elementi presentavano una serie di macchie nerastre e graffi, probabilmente dovuti alle difficoltà di movimentazione; oltre che un ingiallimento lieve, ma diffuso, più evidente sui pezzi di dimensioni maggiori.