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La peschiera della villa romana di Torre Astura, Nettuno, Roma

indagini scientifiche

 

Le murature delle peschiere romane di Torre Astura (Fig. 1), costituite in gran parte da blocchetti di materiale tufaceo e laterizi, risultavano ampiamente ricoperte da una grande varietà di organismi marini, il cui sviluppo aveva determinato stratificazioni che occultavano del tutto le strutture e rendevano impossibile la leggibilità dei manufatti, del loro stato di conservazione e della tecnica esecutiva. Le strutture delle peschiere analizzate (tre vasche vicino alla riva e altre strutture murarie situate verso il mare aperto) si trovavano a bassa profondità (0,5-1,5 m), interessate dalle variazioni del livello di alta e bassa marea e dagli stress termici. Le murature, situate verso il mare aperto, presentavano una maggiore varietà di specie rispetto alle peschiere con alti valori di copertura prodotti da Rhodophyceae e Phaeophyceae. Le indagini hanno identificato 23 taxa riconducibili a diversi gruppi di alghe bentoniche. Il genere algale più diffuso è risultato Cystoseira, Feoficea a forma di piccolo cespuglio, con fronde robuste di colore bruno dorato; Dictyota dichotoma (Hudson) (Fig. 2) Lamouroux, caratterizzata da tallo nastriforme, appiattito e ramificato dicotomicamente, Dictyota linearis (Ag.) Grev., Ectocarpus confervoides (Roth.) Le Jol., Sargassum hornuschii C. Ag. (Fig. 3), e Stilophora rizhoides (Turner) J. Ag. risultavano ampiamente presenti sulle superfici. Le Rhodophyceae o Alghe Rosse sono state osservate con frequenza all’interno dei popolamenti studiati: Pterocladiella capillacea (Gmelin) Santelices et Hommersand, alga frondosa con filamenti ramificati ed appiattiti, di colore rosso violaceo, e Ceramium  flaccidum (Kuetzing) Ardissone (Fig. 4) rappresentavano i principali componenti del biofouling dei materiali sommersi (Fletcher, 1988). Il tallo di Ceramium può determinare un danno al substrato colonizzato in quanto aderisce ad esso per mezzo di rizoidi prodotti dalle cellule basali del filamento. Con minore frequenza sono stati osservati esemplari di Jania rubens (L.) Lamour, dal tallo di piccole dimensioni con filamenti incrostati da carbonato di calcio, articolati e ramificati dicotomicamente, e Polysiphonia sertularioides (Grateloup) J. Agardh. Il gruppo delle Chlorophyceae o Alghe Verdi è risultato maggiormente diffuso sulle strutture situate in acque basse e delle porzioni più vicine alla superficie, con le specie Cladophora glomerata (L.) Kuetzing, Cladophora prolifera (Roth) Kuetzing, Halimeda tuna (Fig. 5) (J. Ellis & Solander) J.V.Lamouroux, 1816) ed i generi Ulva e Codium (Fig. 6). La maggior parte delle macroalghe presentava abbondanti sviluppi di Diatomee epifite, spesso provviste di peduncoli gelatinosi. Per quanto riguarda le forme animali, sono state rinvenute alcune specie di spugne della Famiglia Demospongiae, in particolare Geodia cydonium Jameson, di forma globosa e colore bianco giallastro, oltre a  Molluschi Bivalvi dei generi Arca, Barbatia, Spondilus e Gasteropodi dei generi Patella, Haliotis ed Emarginula. Le superfici sono risultate interessate da incrostazioni calcaree costituite da biocenosi miste di organismi bentonici incrostanti quali Serpulidi e Balani.