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Il polittico di Santa Sabina, cappella di San Tarasio, chiesa di San Zaccaria a Venezia

indagini scientifiche

Indagini biologiche sui supporti lignei

(testo di Giulia Galotta)

Nel corso dell’intervento di restauro sono state condotte alcune indagini per il riconoscimento delle specie legnose costitutive dei supporti lignei e per la valutazione dello stato di conservazione dal punto di vista biologico.
Il prelievo dei campioni lignei di dimensioni molto esigue è stato eseguito sul retro delle varie tavole costitutive del polittico, in accordo con il criterio della minima invasività, ed esaminati allo stereomicroscopio in luce riflessa e al microscopio ottico in luce trasmessa dopo l’allestimento di sezioni sottili

Dalle analisi xilotomiche risulta che la tavoletta rappresentante l’Angelo con cartiglio è di legno di noce (Juglans regia L., famiglia Juglandaceae), mentre le altre tavole sono di pioppo (Populus sp., fam. Salicaceae). Inoltre, le tavole di Santa Margherita, Sant’Agata e San Lizerio presentano, lungo uno dei bordi laterali, un sottile listello di abete rosso (Picea abies Karst., famiglia Pinaceae).

Alterazioni biologiche

Patine superficiali
Su alcune zone dipinte delle tavole di Santa Sabina e, in misura minore, di Sant’Agata è stata riscontrata la presenza superficiale di patine biancastre aventi forma irregolarmente tondeggiante e visibili ad occhio nudo. Sono stati effettuati dei prelievi a tampone per le analisi colturali e per l’osservazione dei preparati al microscopio ottico. Si è notata la presenza di sporadiche ife molto frammentate, assenti strutture riproduttive quali corpi fruttiferi e spore. L’indagine colturale (a cura di Maria Rita Giuliani) non ha rivelato alcuna vitalità residua, pertanto è stato possibile concludere che le alterazioni si configurano come residui di una pregressa colonizzazione, probabilmente promossa dalla presenza di sostanze organiche sulle superfici dipinte, e già in precedenza trattata con un intervento di disinfezione. Attualmente essa non è più attiva nonostante l’elevato rischio biologico connesso all’esposizione in condizioni di elevata umidità relativa, fino al 90%, presente nella cappella.

Forme di degradamento del legno
L’indagine al microscopio ottico delle sezioni sottili del legno prelevato dal verso delle tavole di Santa Sabina e San Lizerio ha rivelato la presenza di alcune caratteristiche di biodeterioramento riferibile a funghi agenti della carie soffice: sulle pareti degli elementi cellulari erano osservabili fitte cavità con estremità coniche, prodotte per attività enzimatica cellulosolitica da parte delle ife fungine, le quali si accrescono parallelamente alle microfibrille di cellulosa, seguendone il naturale orientamento più o meno inclinato.

L’osservazione microscopica in luce polarizzata ha permesso di distinguere meglio le zone degradate, che apparivano scure al contrario di quelle sane in cui la cellulosa residua aveva conservato il suo carattere di birifrangenza e risultava quindi più luminosa.

Tale tipo di alterazione è diverso e del tutto indipendente dalle patine biancastre di cui si è detto pocanzi. Si tratta in questo caso degli esiti di un lieve attacco di tipo cariogeno (carie soffice), limitato ad uno strato superficiale di pochi millimetri di spessore del legno. Il degradamento è scarsamente significativo e nel complesso le tavole risultano in buono stato di conservazione. Il danno a carico delle pareti cellulari dei campioni di legno esaminato costituisce comunque una testimonianza dell’avvenuta esposizione del legno in condizioni di prolungato ristagno di umidità, si tratta tuttavia anche in tal caso di eventi pregressi, in quanto non è stata rinvenuta la concomitante presenza di filamenti fungini e/o spore.

 

Indagini biologiche: identificazione delle piante dipinte

(testo di Antonella Altieri e Gianfranco Priori)

I santi Sabina, Girolamo e Lizerio, raffigurati nelle tavole alla base del polittico, hanno rose sarmentose ai loro lati e poggiano su un piedistallo circondato da  un ‘manto erboso’.

Sono state analizzate entrambe le tipologie di raffigurazioni vegetali, al fine di comprendere quanto le scelte fito-iconografiche fossero realistiche e quanto fossero dettate dal valore simbolico ad esse attribuito.

Le rose

Le piante appartenenti al genere Rosa sono attualmente le più coltivate al mondo con diverse migliaia di cultivar. Nelle tavole dipinte di Vivarini vengono rappresentate rose dai fiori bianchi e rosati con calice quartato, doppio per numero di petali e con foglie profondamente dentate. Inoltre, la presenza di un graticcio in legno sul quale poggiano i rami fa pensare a piante sarmentose: i rami infatti appaiono verdi e poco lignificati. La forma del fiore, la presenza di spine forti e grandi e l’aspetto della pianta portano ad ipotizzare che il pittore si sia ispirato a Rosa x alba ”Maxima” e alla varietà “Incarnata”. rilevandone i caratteri peculiari.

Il manto erboso

Sono state prese in esame solo le parti originali. Colpisce l’omogeneità nella composizione delle specie prative nelle tre tavole. Confrontando le raffigurazioni delle piante del prato si trovano tante omologie con quelle presenti nella pala centrale della Madonna in trono con Gesù bambino: le piante sono tutte senza fiori; sono specie prative comuni nei prati della pianura veneta, raffigurate in modo realistico. Tuttavia, va segnalata la minor diversità di specie prative: rispetto alle otto specie raffigurate nel polittico della Madonna in trono, sono presenti solo 4 specie: Ruta graveolens L.;  Portulaca oleracea L.; Trifolium (cfr. pratense o repens) e una pianta con foglie pennatosette riconducibile a una giovane foglia di tarassaco (Taraxacum sp.) o a una piccola felce dalla foglie pennato composte del genere Asplenium.