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Il polittico di Santa Sabina, cappella di San Tarasio, chiesa di San Zaccaria a Venezia

intervento di restauro

La complessità dei problemi conservativi ha reso le opere del polittico di Santa Sabina, oggetti ideali per un’ attività didattica di laboratorio che comprendesse le diverse fasi di un restauro. Per questo motivo il progetto di restauro ha previsto, nella fase operativa, la partecipazione al restauro degli studenti del I anno del corso PFP2 della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR.

La programmazione delle principali indagini diagnostiche che hanno preceduto e accompagnato l’intervento di restauro e l’attenta documentazione al CAD sia dello stato di conservazione che di tutti gli interventi, hanno contribuito alla qualità del progetto.

Una delle prime operazioni affrontate, è stato il consolidamento degli strati preparatori e pittorici. Numerose erano infatti le deadesioni tra  il supporto e gli strati preparatori che risultavano parzialmente decoesi. Erano inoltre presenti diversi sollevamenti della pellicola pittorica.
Il consolidamento è stato realizzato per iniezione  mediante adesivi di origine naturale, avendo l’accortezza di “velinare” a scopo protettivo le zone trattate.
La stiratura a caldo con un termocauterio a temperatura controllata delle scaglie di colore ha restituito l’originale planarità alle zone sollevate.

L’intervento di pulitura, che si è rivelata fin dall’inizio operazione complessa,  ha permesso di restituire una corretta leggibilità ai dipinti, le cui cromie originali risultavano completamente alterate. In ogni tavola del polittico, infatti, erano presenti antichi rifacimenti, eseguiti per integrare  estese lacune della pellicola pittorica.

Dopo i necessari test di solubilità per individuare i mezzi più idonei alla graduale rimozione degli strati non originali,  le operazioni di pulitura si sono svolte nel pieno rispetto del criterio di massima selettività e nel riguardo per l’integrità strutturale delle opere. Per limitare i problemi legati all’uso dei solventi organici e delle soluzioni acquose, si è scelto di operare prevalentemente con mezzi in forma gelificata o in emulsione, in modo da limitare al massimo la diffusione dei solventi verso gli strati interni delle superfici  pittoriche.

La reintegrazione pittorica è stata realizzata secondo i principi di reversibilità e riconoscibilità enunciati da Cesare Brandi nella sua Teoria del Restauro. Le lacune di profondità della pellicola pittorica originale, una volta eseguite le stuccature a gesso e colla, sono state integrate con la tecnica del tratteggio verticale, mentre le abrasioni sono state integrate a velatura con i colori ad acquerello.

Per quanto attiene i rifacimenti, storicizzati e indispensabili per consentire una leggibilità formale dei dipinti, si è deciso di accordarli ai valori cromatici che la pellicola pittorica aveva acquisito in seguito alla pulitura, mediante velature con colori a vernice.

La protezione finale è stata eseguita con una resina acrilica nebulizzata a compressore.