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Baia sommersa, Villa dei Pisoni, Pavimento in mosaico bianco

stato di conservazione e interventi precedenti

2004. Durante la prima campagna di restauro nel settembre del 2004, la superficie del mosaico si presentava coperta da una fitta colonia di alghe di forma sferica, fluttuanti, debolmente ancorate al substrato sabbioso. Al di sotto di tali agenti biodeteriogeni apparivano estese colonie di alghe microscopiche, organismi bivalvi e depositi incoerenti di natura organica. Il mosaico si presentava lacunoso, con grandi lacerti isolati tra loro, e mostrava intere zone con gli strati preparatori a vista. Tali strati (statumen, rudus, nucleus) erano costituiti da un conglomerato cementizio di frammenti lapidei e coccio pesto, mentre si notava la perdita totale degli strati di allettamento delle tessere. I bordi dei frammenti musivi erano quindi sottoposti ad una continua azione erosiva, con conseguente scarsa adesione delle tessere lungo il perimetro. Il lato N-O dell’ambiente presentava la sezione del mosaico interamente a vista, con gli strati preparatori contenuti dal fondo sabbioso. Al di sotto di questi si riscontrava uno strato con scarsa coesione, presumibilmente il suolo su cui originariamente era allettato il pavimento, ormai reso inconsistente. Proprio nelle zone scoperte lungo il perimetro, sono stati riscontrati vuoti nel piano di posa del pavimento. Queste cavità risultavano collegate a una zona lacunosa in prossimità di tale lato; evidentemente l’azione erosiva delle correnti, del moto ondoso e di organismi marini aveva provocato ampi vuoti al di sotto degli strati preparatori. Gli altri lati, contenuti da muretti perimetrali e dallo spesso strato di sedimenti, non presentavano tale fenomeno.

2005. Nella successiva campagna svoltasi nel ottobre del 2005, il mosaico pavimentale si presentava in pessime condizioni, con numerose porzioni di tessellato distaccate dagli strati preparatori o fessurate e in fase di distacco. Le lamine di contenimento della malta utilizzata per la stuccatura perimetrale erano, anch’esse, distaccate in più punti dalla malta, sebbene ancora saldamente ancorate al piano di posa degli strati preparatori. La copertura in geotessuto era mantenuta sul mosaico con sacchi in nylon riempiti con sabbia, legati tra loro con cordino in nylon per garantire una maggiore resistenza ad eventuali forti mareggiate. Sulle tessere e sul geotessuto, erano presenti macchie di colore nero-bruno, probabilmente imputabili alla presenza di microrganismi biodeteriogeni.

2009. Nel maggio del 2009 è stata effettuata una campagna di supervisione dell’area; essa aveva subito importanti danni a seguito delle forti mareggiate verificatesi nella stagione autunnale ed invernale e della scarsa profondità. Tra quelli direttamente causati dal moto ondoso sono stati registrati:

  • la rimozione totale del geotessuto utilizzato a protezione delle superfici restaurate, nonostante fosse stato impiegato un considerevole numero di sacchi riempiti di sabbia per assicurare la copertura sul fondo;
  • la rimozione di una porzione di protezione (circa 1,5 mq) realizzata con lo stesso materiale, a formare dei materassini imbottiti parzialmente con pietrisco;
  • l’erosione di parte della malta utilizzata per la protezione dei bordi;
  • la fessurazione di parte della malta con il conseguente distacco di porzioni della stessa;
  • il parziale dislocamento di due lamine di contenimento, probabilmente dovuto all’impatto con frammenti lapidei o di strutture murarie spostati violentemente dal moto ondoso.

Tra i danni indiretti, è stata notata una ricrescita, sebbene non uniformemente diffusa, di colonie di organismi biodeteriogeni.

2010. Nella campagna del 2010 il mosaico presentava danni di limitata entità dovuti alla rimozione parziale del geotessuto utilizzato a protezione delle superfici restaurate. Tali danni sono stati, probabilmente, causati dal moto ondoso e dalla frequentazione del sito da parte dei gruppi di subacquei sportivi. Probabilmente, lo spostamento manuale di porzioni di geotessuto, al fine di mostrare parte del mosaico restaurato, ed il loro successivo riposizionamento, non sono stati eseguiti a regola. Come puntuale conseguenza, sulla superficie del mosaico è stata registrata la presenza, sebbene non uniformemente diffusa, di colonie di organismi biodeteriogeni (piccole alghe filiformi con tallo ancorato nella malta interstiziale e microspugne endolitiche), insediatisi nelle aree libere dalla copertura, e conseguentemente soggette ad irraggiamento e a deposizione di sedimenti di natura organica che costituiscono il substrato di crescita degli organismi eterotrofi.

2011. Nell’intervento di controllo effettuato nel Maggio del 2011, il mosaico presentava alcune zone dove il geotessuto era dislocato rispetto al suo posizionamento originario, e degradato. Alcune sacche di appesantimento si presentavano lacerate. Le aree rimaste prive di protezione  erano ricoperte da sedimenti, da patine di natura algale e da colonie di piccole alghe filiformi.

2012. Durante l’intervento di revisione svolto nell’ottobre del 2012, il mosaico si presentava ancora una volta completamente scoperto, il geotessuto, andato completamente perduto, con i sacchetti di sabbia utilizzati per appesantirlo dislocati in prossimità dell’ambiente, in ordine sparso. La superficie si presentava uniformemente ricoperta di uno strato di sedimenti e microrganismi biodeteriogeni di natura vegetale, nonché colonizzata su aree limitate da Gastrochaena Dubia.