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Baia sommersa, Villa con ingresso a protiro. Ambiente pavimentato con mosaico bianco

intervento di restauro

2003. Durante la campagna di restauro nel settembre 2003, sono stati rimossi i biodeteriogeni che ricoprivano l’area. Il mosaico è stato pulito con bisturi per assottigliare le incrostazioni, al di sotto delle quali le tessere assumevano un colore più scuro di quelle non aggredite. I riempimenti delle fessurazioni sono stati compiuti con un iniettore pneumatico. La malta Albaria Allettamento strutturale  è stata addizionata con terre ventilate, per ottenere una colorazione simile alle malte originali. Con la stessa malta è stato realizzato un cordolo perimetrale, per limitare la perdita di tessere dai bordi del mosaico. Dopo l’indurimento della malta, le integrazioni sono state trattate con spugne abrasive per rimuovere gli sbiancamenti dovuti alla migrazione del legante. Per evitare un collasso del mosaico, sotto la frattura sul lato sud, a causa dell’erosione degli strati dove esso era allettato, sono stati impilati laterizi tra il fondo e gli strati preparatori mantenuti in posizione, lungo tutto il fronte della frattura, da sacchetti di sabbia. Per assicurare la stabilità e il contenimento dei sacchetti, lungo il bordo della frattura sono stati applicati rete in plastica e tessuto non tessuto, ancorati con tubolari metallici piantati in verticale. Il mosaico è stato quindi coperto, in prova, con tessuto non tessuto nero; dopo 48 ore dalla sua applicazione, tuttavia, si notavano  impronte nere causate dalla solubilizzazione del colorante del tessuto e dalla sua migrazione sulle tessere. Pertanto tale tessuto è stato immediatamente  rimosso e sostituito da geotessuti bianchi.

2004. Durante la campagna di revisione del 2004, nel lato sul versante N N-E, dove la malta applicata a contenimento del bordo di frattura direttamente sul fondale, era distaccata in più punti, è stato ritenuto indispensabile operare, come già sperimentato nel mosaico della “Villa dei Pisoni”, con l’inserimento di lamine di alluminio a formare una intercapedine per l’applicazione della malta di contenimento. Gli organismi biodeteriogeni che avevano interamente ricoperto le superfici, occultando l’intervento eseguito l’anno precedente, sono stati rimossi meccanicamente, per la successiva sperimentazione di metodi per il controllo indiretto dello sviluppo degli agenti infestanti, mirata all’eliminazione dell’irraggiamento solare (si trattava, infatti, quasi esclusivamente di organismi fotosintetici), e alla diminuzione dell’apporto di particellato nutritivo direttamente sulla superficie. È stato quindi disteso sul mosaico un telo in geotessuto bianco, ancorato sul fondo mediante sacchetti di sabbia.

2005. Nel 2005, date le buone condizioni di conservazione che presentava il mosaico, non è stato ritenuto necessario intervenire.

2011. Durante l’intervento di controllo del 2011 sono stati effettuati localizzati risarcimenti della malta perimetrale a sostituzione della vecchia malta (Albaria Allettamento®) non più aderente agli strati preparatori e una pulitura meccanica delle superfici trovate libere dalla copertura. Infine si è proceduto alla sostituzione della vecchia copertura; quella nuova è stata realizzata con geotessuto appesantito da sacchi in nylon telato riempito con ghiaino calcareo mentre è stata tagliata una piccola porzione del rivestimento così da ricavare una sorta di “finestra” che consentiva la visione del pavimento durante le visite subacquee. In questa zona il mosaico veniva protetto con la sabbia del fondale.

2012. Durante la campagna di restauro del 2012 il mosaico è stato oggetto di un controllo generale  nel corso del quale è stata osservata l’efficacia della protezione con il geotessuto. Si è deciso di sostituire completamente la vecchia malta presente lungo il cordolo perimetrale del lato N del pavimento, ormai in parte danneggiata anche perché risalante ai primi interventi di restauro degli anni 2003/2004. Prima di procedere con la colatura della nuova malta sono stati realizzati alcuni campioni di malta miscelata con pigmenti differenti, per scegliere quella che garantiva una minore interferenza cromatica. In questo caso è stato preferito pigmentare la malta portandola ad una tonalità grigio scuro al fine di non interferire cromaticamente con la cromia degli strati preparatori, pur differenziandola dallo strato di allettamento delle tessere musive (malta bianca). In corrispondenza dell’apertura ritagliata sulla copertura del mosaico l’anno prima, è stato riscontrato un avanzato attacco biologico e la presenza di una prima fase di colonizzazione di Gastrochaena Dubia, un organismo fortemente aggressivo. Pertanto sono state sigillate le cavità erose generate da questi organismi endolitici con plastilina, al fine di occludere il sifone che gli organismi utilizzano per filtrare le particelle in sospensione di cui si alimentano.