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Lacune

Occorre ridurre il valore emergente di figura che la lacuna assume rispetto alla effettiva figura che è l’opera d’arte”. Cesare Brandi, Teoria del restauro

Il trattamento delle lacune è uno dei temi più complessi sui quali si è provato il restauro moderno. Si tratta di una questione dal duplice aspetto, teorico e pratico. All’interno dell’opera d’arte la lacuna appare come un’interruzione della forma che a causa della sua posizione, delle sue dimensioni o della sua conformazione viene a presentarsi ai nostri occhi come un elemento di disturbo. Al restauro viene quindi demandato il “ridurre tale disturbo per restituire all’immagine il massimo della presenza che essa è ancora in grado di realizzare” (Mora e Philippot, 1977). Le soluzioni proposte possono essere diverse ma tutte partono dall’idea che non è possibile né accettabile ripristinare l’opera così com’era quando venne realizzata. Da qui l’intervento moderno sarà dettato da due criteri basilari: la riconoscibilità e la reversibilità. La tecnica del tratteggio elaborata all’Istituto Centrale per il Restauro riuscì a fondere queste diverse esigenze. Le sottili linee verticali ad acquerello ricostituiscono gradualmente la continuità perduta dell’immagine. Ad una certa distanza i nostri occhi percepiscono colori e tonalità che corrispondono a quelli dell’originale, ma ad una distanza ravvicinata si individua facilmente la porzione tratteggiata. Per statue e rilievi il trattamento delle lacune degli strati pittorici viene spesso realizzato con il puntinato, una tecnica “gemella” a quella del tratteggio ma che meglio si attaglia alle opere tridimensionali per via dei tratti minuti che facilmente possono seguire l’andamento della superficie.