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Le vetrate della cappella della Maddalena, Assisi

analisi storico-critica

La vetrata è costituita da due bifore con una diversa organizzazione compositiva e decorativa raccordate insieme a comporre una quadrifora mediante un rosone centrale, rose minori ed altri elementi di raccordo tondi e a vela, inseriti nella struttura architettonica del finestrone gotico.
All’interno di incorniciature a nastri mistilinei sono raffigurate nella bifora sinistra singole figure di santi in relazione con la vicenda della Maddalena, in quella destra storie della sua vita, espressi con vivacità ed efficacia in uno stile animato e accattivante.
Lo stile della vetrata non corrisponde a quello dei dipinti murali della cappella, anch’essi raffiguranti storie della Maddalena, attribuiti con sicurezza a Giotto, risultando del tutto privo della solennità e della ponderazione propri delle figurazioni giottesche. Da esse differisce anche nell’iconografia (curiosa tra l’altro appare l’assimilazione tra l’iconografia della Maddalena con quella di Santa Maria Egiziaca). Ciò fa propendere per una datazione leggermente precedente a quella della decorazione pittorica, e associare l’esecuzione al gruppo di vetrate ascritte al cosiddetto “Maestro di San Francesco”[1].
La composizione è caratterizzata dall’alternanza degli sfondi blu e rossi tra la parte figurata e la circostante fascia decorativa a girali di foglie. In conseguenza nella bifora destra la figura del Cristo è vestita di rosso nella luce destra dove lo sfondo è blu, di blu nella luce sinistra dove lo sfondo è rosso, con un bilanciato alternarsi delle zone cromatiche. Nella bifora sinistra ha invece grande rilievo il colore giallo,  che qualifica la chioma della Maddalena che ricopre completamente il suo corpo nelle due figurazioni centrali della luce destra, e campisce la veste del Cristo e di Maria Salomè nella luce sinistra. Anche le aureole rientrano nel gioco di bilanciamento cromatico: in corrispondenza del giallo dei capelli della Maddalena sono realizzate in rosso. Il risultato generale è quello di una notevole forza espressiva, affidata all’efficace uso del colore, che riscatta la debolezza della composizione e del disegno.
A differenza della quasi totalità delle vetrate della basilica superiore di San Francesco, che hanno subito importanti rifacimenti, modifiche  e cambiamenti di collocazione, la vetrata della Maddalena conserva la maggior parte dei suoi elementi originali, sia per quanto riguarda le tessere vitree che i piombi. Ciò la qualifica come una importantissima testimonianza di quella che era la tecnica esecutiva a cavallo tra Duecento e Trecento.
E’ protetta da controvetrata, di fattura analoga a tutte le vetrate della Basilica di San Francesco, e di rete di protezione.

 

 

 



[1] F. MARTIN, G.RUF Le vetrate di San Francesco in Assisi Assisi, 1998, p. 119. Ruf, notando che i riferimenti stilistici sono soprattutto ai dipinti del ciclo pre-giottesco della basilica superiore e supponendo una sua esecuzione pressoché contemporanea a quella dell’attigua cappella di San Nicola, data la vetrata intorno al 1300 ascrivendola ad un tardo epigono del Maestro di San Francesco. In precedenza G. MARCHINI Le vetrate dell’Umbria, Roma, 1973 pp. 96-97, aveva individuato numerose riprese di partiti decorativi delle vetrate della basilica superiore, indicando per i caratteri stilistici assonanze con vetrate della Carinzia, di epoca più tarda ma ugualmente attardate su stilemi romanici e poco toccate dal naturalismo gotico, circoscrivendone la datazione non oltre il 1305.