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Completato il restauro dei mosaici parietali romani provenienti dalla Caserma dei Corazzieri al Quirinale

Data: 04/06/2022

I frammenti, databili al I sec. d. C., appartengono alle collezioni del Museo Nazionale Romano

Si è appena concluso l’intervento di restauro di dieci frammenti musivi parietali di epoca romana provenienti dalle strutture antiche dell’area del Colle Quirinale, staccati e ricollocati su supporti cementizi. Le opere sono poi confluite nei depositi del Museo Nazionale Romano, con il quale è attiva da tempo una consolidata e proficua collaborazione.

I mosaici, rinvenuti nel 1963 durante i lavori di ampliamento della mensa dei Corazzieri, sono databili, secondo le evidenze archeologiche, alla seconda metà del I secolo d.C. Originariamente, i frammenti dovevano far parte di una decorazione musiva parietale piuttosto estesa e articolata su più registri, riferibile probabilmente ad un ninfeo o alle terme private di un’ampia e lussuosa domus appartenente alla gens Flavia. Nella parte superiore correva orizzontalmente un fregio a girali, incorniciato da un bordo a palmette e conchiglie, di cui un frammento superstite è attualmente esposto presso il Museo Nazionale Romano, presso l’ingresso del Museo delle Terme.

La decorazione principale consiste in un corteo marino costituito da figure umane e animali fantastici, di cui risultano superstiti tre soli gruppi (tritone, nereide e amorino), collocati all’interno di uno schema con tendaggi bianchi e rudentes rossi, disposti simmetricamente rispetto ad un candelabro tortile con maschera tragica.

I mosaici apparivano già lacunosi in alcune immagini d’archivio realizzate durante lo scavo delle strutture antiche, in cui sono rappresentati ancora in situ. Le stesse immagini fotografiche testimoniano la provenienza dei frammenti da una decorazione unitaria articolata su più registri, secondo uno schema decorativo che trova riscontri in opere parietali coeve, realizzate ad affresco o in stucco.

La lettura del manufatto risultava molto compromessa, sia per la perdita del contesto originario a seguito dello stacco che per la collocazione dei singoli frammenti su pannelli in calcestruzzo armato, senza che si fosse mai proceduto ad un intervento di restauro complessivo e organico dell’insieme delle superfici.

L’intervento di restauro è stato condotto in attività didattica dalle restauratrici docenti del laboratorio mosaici e stucchi dell’Istituto Centrale per il Restauro, con il supporto diagnostico dei laboratori scientifici e con il contributo del laboratorio di rilievo e documentazione dell’ICR.

Il precario stato di conservazione dei supporti in calcestruzzo armato con tondini di ferro e rete metallica ha determinato la necessità di procedere al loro assottigliamento, fino a raggiungere e rimuovere l’armatura metallica. Successivamente si è proceduto alla ricollocazione dei singoli frammenti musivi su nuovi pannelli rigidi, secondo una disposizione spaziale ricostruita in base ad immagini fotografiche e disegni conservati in archivio del Museo Nazionale Romano.

Il consolidamento e la pulitura delle superfici hanno permesso di recuperare stabilità e leggibilità dell’opera e di mettere in evidenza materiali e peculiarità tecnico esecutive. In particolare, la pulitura si è rivelata lunga e complessa, per via dei residui di vari adesivi utilizzati in precedenti interventi.

Anche la presentazione estetica è stata oggetto di attenta riflessione e studio, affinché le estese lacune non prevalessero sulla percezione unitaria dell’opera. La soluzione adottata, mediante l’applicazione di una malta a base di calce e aggregati di adeguata granulometria, intende suggerire l’aspetto dei perduti strati preparatori e consente di recuperare la leggibilità dell’insieme della composizione, senza al contempo negare la natura frammentaria e archeologica dell’opera.  
Il frequente e proficuo confronto con i referenti del Museo Nazionale Romano ha permesso di portare a compimento la proposta di presentazione organica delle superfici residue originali, mediante la predisposizione di telai che consentiranno l’assemblaggio dei frammenti in continuità tra loro, secondo i rapporti spaziali originari. Tale soluzione, maturata nel corso dell’intervento conservativo, risponde ad un intento di valorizzazione di questo prezioso ciclo musivo, che si concretizzerà auspicabilmente con la futura collocazione unitaria dell’opera in un adeguato ambiente espositivo individuato dal museo.

Per approfondimenti, scarica la scheda di restauro in allegato (a cura della restauratrice Daniela Gennari).