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Autoritratto in argilla di Ippolito Scalza, Orvieto

analisi storico-critica

Il manufatto di cui si tratta è ciò che resta del modello preparatorio per la statua marmorea di San Tommaso apostolo realizzata da Ippolito Scalza (1532-1617) per la cattedrale orvietana dove fu collocata nel 1587.
Conservata presso il cantiere, la testa venne in seguito esposta nel museo dell’Opera del Duomo istituito nel 1882. Ripercorrendo la documentazione presente presso l’Archivio della Fabbrica è possibile ricostruire alcuni momenti fondamentali della storia di questo interessante manufatto.
«…ritrovandomi in letto gravato di punta causata da i disaggi presi nel fare il modello dell’Appostolo di creta…». Nel gennaio 1580 Ippolito Scalza, che dal 1564 è stabilmente al servizio dell’Opera del Duomo come scultore e architetto, rivolge ai Soprastanti la richiesta di un aumento di stipendio facendo riferimento alle sue condizioni di salute compromesse dall’aver dovuto lavorare l’argilla cruda nei rigidi mesi invernali per poter fornire il modello della statua dell’Apostolo. Scalza ha ormai 42 anni ed è il capomaestro della Fabbrica dal 1567, a seguito della morte di Raffaello da Montelupo (1566) suo predecessore.
Nell’estate del 1578 Scalza si era recato a Carrara ad acquistare «nove pezzi de marmo della cava del Polvaccio quale è del megliore et statuario» tra cui quello per il san Tommaso, che qualche anno dopo prese forma sulla base al modello realizzato.
Si deve alla testimonianza di un discendente dell’artista raccolta nel 1683, la notizia che il san Tommaso «era il di lui Ritratto». Possiamo credere dunque che la figura restituisca i tratti somiglianti di Ippolito Scalza nell’ambito di un contesto iconografico in cui l’immagine dell’apostolo “architetto” − rilanciata dal XVI secolo − si sovrappone alla tradizione dei Santi Quattro coronati, patroni di scultori e scalpellini, raffigurati in Orsanmichele a Firenze da Nanni di Banco all’inizio del Quattrocento. Tale caratterizzazione “autobiografica” permane nella grande statua alla quale i particolari della camicia slacciata di foggia moderna e degli strumenti tecnici accuratamente delineati e inseriti nella composizione conferiscono effetti di grande vivacità e attualizzazione.

Alessandra Cannistrà