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Il Pastore di Arturo Martini

analisi storico-critica

Di Arturo Martini, trevigiano per nascita, nomade per la vita, oggi si conosce molto, attraverso l’ampia bibliografia che ne ha delineato la personalità di uomo e di artista e contestualizzato la produzione nel riabilitato panorama dell’arte figurativa italiana fra le due guerre. Non firmato né datato, il Pastore è stato eseguito nel 1930, presumibilmente fra l’estate e l’autunno, quando Martini, quarantenne, aveva raggiunto la maturità artistica, senza peraltro ricevere ancora pubblici riconoscimenti. All’epoca l’artista viveva in ristrettezze economiche a Vado Ligure, piccolo centro del Savonese dove si era stabilito nei primi anni Venti con la famiglia. Tra il 1929 e il 1932 lavorava febbrilmente all’esecuzione di grandi sculture in terracotta o materiale refrattario, circa venti e quasi tutte esemplari unici, che la critica ha concordemente individuato come il momento più alto della sua produzione. Il pastore, nell’interpretazione di Martini, è un giovane nudo dal corpo smisuratamente allungato, appoggiato in posizione di riposo a un breve tronco d’albero; le mani intrecciate stringono il vincastro, il mento poggia sulle mani, la testa è volta leggermente verso l’alto, lo sguardo si perde in indefinite lontananze. Per realizzarla, l’artista ha impiegato un materiale refrattario, un’argilla carica di molti inerti che conferiscono alla figura la particolare superficie scabra e secca. L’uso del refrattario e le superfici ruvide rimandano alla conoscenza e all’ammirazione di Martini per la plastica etrusca, maturata nelle ripetute visite al Museo Nazionale Etrusco e alla Necropoli di Cerveteri, piena a suo avviso di potenzialità inespresse. Date le dimensioni, il direttore dell’ILVA Refrattari di Vado Ligure, ingegnere Polibio Fusconi, metteva a disposizione dello scultore, presso il suo stabilimento, un apposito studio-fornace che poteva contenere più opere contemporaneamente. Sono usciti da qui capolavori come La madre folle, Ragazzo seduto, Donna al sole, La lupa ferita, Chiaro di luna, Le stelle (o Le sorelle), La Venere dei porti.